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Incontro con Giuseppe Pozzan

pozzanIl Tempo

Sabato 19 maggio 2007, alle ore 10,00 presso la sede di Ossidiana, Centro Culturale e di Espressione si terrà un incontro sul tema Acquarello, la realtà trasfigurata.

Relatore il pittore acquarellista Giuseppe Pozzan che ha parlato della sua tecnica e soprattutto delle scelte artistiche in fatto di analisi ed elaborazione del soggetto, in questo caso le stesure pittoriche delle sue sensazioni e visioni di viaggio della sua amata isola di Creta.

Vi proponiamo l’intervento che il pittore gallerista Giuseppe Pozzan ha tenuto per la neonata Associazione Veneta dell’Acquarello, a Ossidiana, dopo la poetica mostra “Acquarelli Cretesi”, presso la libreria Libravit di Vicenza. Ecco cosa ci ha raccontato:

“Mi è stato proposto di venire a questo incontro per parlare di acquarelli, di come io dipingo, del senso del mio lavoro. Quindi non voglio comunicare regole o canoni, ma quello che faccio io.
Di fronte a questo tema, “La realtà trasfigurata”, Picasso ceramista mi aiuta un po’: il maestro artigiano tira su al tornio un vaso bellissimo, perfetto, a regola d’arte, quindi lo passa al “vecchietto” seduto in fondo al tavolone, il vaso è ancora molle, fresco e Picasso lo distende e lo lavora, e in breve il vaso diventa una civetta, un pesce, etc. Non sarà più un oggetto utile e bello, ma diventerà l’espressione dell’estro creativo, sarà allegro, nuovamente bello nella sua originalità. E’ nata una nuova forma, l’oggetto è stato trasformato dalla personalità di Picasso, dentro è stata soffiata l’anima.


neripozzaQuindi non basta che una cosa sia armoniosa, fatta bene per essere arte, per essere una rappresentazione poetica del mondo, la propria visone della realtà che commuove ed esalta l’animo. Per insistere su questo mi voglio riferire a tre artisti vicentini: Neri Pozza, Otello De Maria, Nerina Noro. Voglio dire, secondo me, dove il loro lavoro si trasforma, diventa comunicazione poetica, arte. Inizio con una veduta classica di Neri Pozza con campanili, chiese, case, e gli alberi fanno una cornice. La tecnica è la punta secca, tecnica difficile.
Leggiamo i segni: è una rete ortogonale, trama e ordito, la percezione è di uno spazio ordinato, non travolto da linee drammatiche, passionali, tormentate. Secondo me l’ideale dell’artista è di proporci uno spazio civile, armonioso, aristocratico, classico, uno spazio in cui l’uomo può vivere bene. In questo ideale c’è la trasformazione poetica della realtà.


demariaVeniamo a Otello De Maria, pittore e ceramista. Questo vescovo con il volto di un cane, le zampe di gallina, questo drammatico rosso e nero. La carta viene graffiata, ferita da questa rabbia, rabbia e impotenza, è una furia iconoclasta contro i simboli per lui falsi e ipocriti, come in altre sue opere, croci mescolate a svastiche. Eccola lì dove è l’arte, questa sua drammatica anarchica poetica. La realtà trasfigurata della sua anima.


noro1Infine Nerina Noro, pittrice, poetessa, incisore, insegnante. Che bel nome Nerina, devo anticipare che amo molto quest’artista e più passano gli anni più le voglio bene. Eccola qua autoritratta ragazza, bella, femminile, occhi neri intelligenti, pensosa ha in mano la bibbia, è quasi soprapensiero, il colore della sua giovane bellezza. Sono passati dieci anni, la vita l’ha ferita, è ancora lei con un romantico negligé è ancora bella. Questa volta ha la maschera, non è di carnevale: è lei che nasconde i suoi occhi, non vuole essere ferita e ci guarda attraverso la maschera che si è costruita per nascondere la sua interiorità. Quando i turchi occuparono Bisanzio con le lance cancellarono gli occhi degli affreschi perché gli occhi sono la luce dell’anima.


noro2Ed ora parliamo di acquarello.
Il maestro Toni Vedù scrisse qualche anno fa nel giornale di Ossidiana che l’acquarello non è una tecnica così spietata, quello che hai dipinto, che hai fatto è fatto e non si può cambiare. Credo volesse dire che secondo la tradizione l’acquarello è immediato, non si può velare più di una volta perché perde la trasparenza della carta, bisogna lasciare i bianchi, se si vedono i segni della matita diventa un disegno acquarellato, etc. Tutto questo è giusto, esiste, ma è vero che ciò che conta è il risultato finale. Piena libertà d’azione. L’acquarello per sua natura permette facili e gradevoli effetti, effimeri… ovviamente si può fare di più. Il di più è esprimere, comunicare la propria personalità, il proprio mondo interiore e quindi superare l’insignificante piacevole.
Cosa faccio io?
Cerco nel mio vissuto, nelle mie emozioni, nelle idee, nei sogni. Mai dipingo dal vero, ma lo guardo. Qualche volta faccio dei piccoli disegni di quello che ho pensato, scelgo il migliore, parto direttamente sulla carta. Quasi subito, sul foglio più grande, i rapporti studiati prima non funzionano, ma intanto sono partito, comincia la ricerca, mi tuffo nella mia “Fossa delle Marianne”. Ogni tanto sono in apnea, cresce la tensione. Non trovo niente. Intanto l’immagine visibile cambia, la tensione cresce, sono nervoso, teso. Quello che volevo fare va nella memoria, magari sarà buono per un’altra volta, chissà quando. Quasi sempre fallisco, ogni tanto raramente l’immagine affiora e quando la trovo la riconosco, era dentro di me, da invisibile ora è palese con tutta la sua emozione. Mi lascio cogliere dallo stupore dell’istante, dell’effimero, colgo l’immagine nella sua imprevista straordinaria semplice bellezza, come il fiore del cactus coglie la vita nel suo risplendere per un solo giorno. Ho trovato la realtà, l’unica realtà che c’è e che conta, tutto il resto è servito per arrivare a ciò.
Mi sono domandato a cosa serve l’arte nel mondo, se è solo un intelligente passatempo. La metto semplice, io vorrei che domani i miei nipotini guardando i miei quadri non dicessero ma guarda quanto era bravo il nonno, che bei fioretti e paesaggini faceva, ma chi era il nonno, cosa sentiva, cosa aveva dentro di sé.
Fervorino finale: credo che il mondo abbia bisogno dell’arte. L’artista persegue la bellezza, parlando di sé spiega il mondo, ci aiuta a capire la vita, cosa vale nella vita, anche oggi dove tutto sembra comune e magari triviale.
Bisogna avere il coraggio di esprimersi, di parlare di sé, di cosa si pensa, o si sogna, di cosa si sente: questo cerco io quando guardo un quadro, di chiunque sia.
A proposito di artisti, mi piacerebbe che qualcuno inventasse una preghiera, un’invocazione che sulla terra cominciassero a piovere tanti artisti, la bellezza salverà il mondo. E’ un’utopia, ma perché non crederci.

Giuseppe Pozzan